Day 0 - L'ARRIVO
LINK alla pagina della Comunità di Sant'Egidio che racconta (con tanto di video) l'arrivo dei nostri amici
Day 1
Stanno bene! Giornata bella!
- Condòmini accoglienti.
- Monica e Tamara stamane hanno salutato e dato varie istruzioni sulla casa.
- Lavatrice fatta.
- Modem wi-fi a posto (grazie a Pierpaolo!!)
- Molti giri nel quartiere di Abdullah con i bambini.
- Visita di Giuli e Gaetano.
- Ahmed ha giocato a calcio nella Mundi Crociera.
- Tutti insieme abbiamo fatto visita alla chiesa: hanno visto la mostra riconoscendo dai quadri le varie etnie. Conoscono bene la Madonna che è cara ai mussulmani.
- Gioco e gelato serale con i bimbi dell’asilo che passano la notte a scuola con le maestre.
- Adesso passeggiata al fresco.
- Da lunedì Omar, Amal e Hala andranno alla scuola materna.
Grazie a tutti!
Day 2
Giornata ricca: mi limito a 3 quadri.
1) Al mattino visita di Hassan e Roberta: incontrare un parrocchiano marocchino che parla arabo e italiano, con sua moglie e le sue figlie dà molta gioia.
Quella di Hassan e Roberta con le piccole Nora e Lena è una storia di amore, di inclusione e di partecipazione che lancia un messaggio alla famiglia El Bacher: «Ce la possiamo fare anche noi». Hassan mi aiuta a spiegare - traducendo in arabo - come procederà il progetto di accoglienza e le prossime tappe.
2) Nel pomeriggio, dalle 15 alle 18, i 4 bambini più grandi (la piccola Carmen fa compagnia a mamma e papà) giocano in oratorio con gli altri bambini del gruppo di famiglie affidatarie che periodicamente vengono in parrocchia per un momento di incontro (guidato da Katia dell’Associazione Papa Giovanni XXIII). Mentre i genitori fanno gruppo di condivisione, i bambini siriani fraternizzano con gli altri che provengono dall’Italia, dall’Asia, dall’Europa, dall’Africa: il gioco è linguaggio universale.
3) Quando li abbiamo conosciuti a Fiumicino, i bambini siriani ci hanno detto che amavano la pizza italiana. Così ieri sera in cortile abbiamo organizzato una pizzata con loro e una rappresentanza del gruppo di parrocchiani che stanno seguendo il progetto Casa della Mundi. Eravamo in 27 tra adulti e bambini. Molta allegria certamente, ma anche grande desiderio di Abdullah e Hanan di raccontarci la loro storia: quanta sofferenza e voglia di ricominciare! La famiglia Al Bacher ha conosciuto Chiara che inizierà la scuola di italiano. Erano presenti anche Olena e Ilian - la mamma e il figlio ucraini che sono ospitati a casa di Monica e Stefano. Abdullah ha raccontato a loro e a noi le stragi e le morti (compresa sua mamma) che l’esercito russo ha perpetrato in Siria. Due famiglie così lontane si sono sentite così vicine un sabato sera in Italia.
…E molte altre cose, molta vita davvero. Ma mi fermo qui.
Grazie a tutti!
Day 3
La cronaca di domenica è quella di un giorno molto “normale”: non è successo proprio niente di speciale…
Ci si alza un po’ più tardi. Si fa la doccia in un vero bagno. Si mangia tranquillamente.
Qualche visita al mattino (Daniela, Maria Grazia, Maria Teresa e Suor Simona).
Anche oggi troviamo Abdullah che lava per terra (lo fa tutte le mattine) e poi gioca con i bambini (contro tutti gli stereotipi legati ai maschi…arabi!).
Per chi passa non manca mai l’invito a prendere un the o un caffè.
Nel pomeriggio Mary e Daniela propongono di fare una semplice passeggiata. Mary scrive: «…abbiamo portato Abdulllah e famiglia a prendere il gelato in via Cuneo. Poi passeggiata lungo il fiume - anello del Sangone - parlando di noi, delle nostre famiglie, di loro. Erano contenti. Abdullah ha detto che ogni giorno farà il giro del fiume. Salutandoci con la mano sul cuore e dicendo mille volte grazie».
Tutto normale. Niente di speciale.
Tutto straordinario. Niente di scontato.
Tutti i bambini sono nati quando la guerra era già scoppiata. Poi la fuga e i campi. Ora finalmente una domenica “normale”.
Day 4
«Dio vuole che noi cresciamo»(C.S. Lewis)
Ieri primo giorno di scuola…per tutti!:
l’intera famiglia si presenta nel cortile della scuola materna alle 9 del mattino;
dopo i saluti, Omar si unisce alle farfalle, Amal alle Coccinelle e Hala ai Fiori: c’è molta eccitazione per i nuovi amici! Le bambine parlano un livello di inglese sopra la media (oltre all’arabo e un po’ di greco!). Ahmed - che va verso i dieci anni - fa lezione all’aperto in oratorio con Rosy. Ogni giorno offrirà un paio di ore per insegnargli italiano e matematica con tecniche creative. Ahmed non ha potuto frequentare il ciclo primario: la sua scuola in Siria fu bombardata e si salvò grazie all’intervento della mamma.
Alle 15 Chiara inizia la lezione di italiano per adulti con Abdullah e Hannan: la mamma è davvero molto dotata.
Rimane Carmen: una vera calamita! Quando la famiglia passeggia nel quartiere molti la chiamano per nome (anche dai balconi): non solo perché con i suoi 2 mesi di vita conquista tutti, ma anche perché ha il nome più facile da ricordare!!
«Se l'occhio non si esercita, non vede. Se la pelle non tocca, non sa. Se l'uomo non immagina, si spegne» (Danilo Dolci)
Day 5
Carissime e carissimi, siccome ieri non sono riuscito a scrivere qualche pensiero se non dopo cena…ho rinunciato a inviare il messaggio per due motivi.
In primo luogo, avevo scritto alcune cose “pesanti” sulla vicenda degli amici siriani: rileggendo, mi sono reso conto che non è bene essere troppo espliciti adesso e in questa sede. Per quanto loro stessi raccontino la tragedia della fuga (e i loro telefoni documentino con foto e video molti orrori personali), credo sia giusto parlare del loro dolore con pudore e aiutarci a riflettere senza essere “invasi” dall’’emotività. In secondo luogo, mi piacerebbe che quanti li incontreranno nei prossimi giorni non abbiano lo sguardo “appannato” dal dolore ma si mettano direttamente in ascolto e accolgano soprattutto il loro desiderio di riscatto.
La famiglia Al Bacher emana “radiazioni positive”, sorprendentemente. Anche noi siamo chiamati a fare altrettanto.
Per riflettere, preferisco la cronaca meno personale di un articolo comparso sulla rivista Micromega che documentava la situazione presso il Campo di Moria (Lesbo, Grecia). I nostri amici furono costretti ad arrivarci su una barca di fortuna quando - come migliaia di altre persone - Erdogan li cacció dalla Turchia per mettere pressione sull’Europa e ottenere più soldi. I governi europei pagano per tenere segregati i migranti ai propri confini.
Come forse vi ho già scritto, la famiglia Al Bacher è scappata dalla Siria a piedi, ha attraversato il confine montagnoso per giungere in Turchia. Dopo 20 giorni è giunta Lesbo. Dopo un anno, alla chiusura del campo di Moria, è stata inviata presso il Campo di Eleonas (vicino ad Atene) dove è rimasta per un altro anno.
Day 6
La scuola è il motivo di maggiore soddisfazione per tutta la famiglia.
Ahmed dimostra grandi capacità di apprendimento. Ieri, seconda lezione di italiano per Hannan e Abdullah: stanno memorizzando le parole utili per le relazioni quotidiane: «Ciao», «Come stai?», «Benvenuto», «Mio figlio si chiama», «La mia Famiglia…», ecc.
Ma la parola più scandita da loro è: «GRAZIE»!
Accompagnati da Monica, ormai sanno dove e come fare la spesa. Compresi i posti dov’è possibile trovare cibo arabo.
Prossimamente, Hannan vuole farci assaggiare la cucina siriana! Intanto, nel pomeriggio hanno assaggiato quella italiana! Isa (che è passata da loro con Alessandra e Paolo) ha preparato il tiramisù per merenda: è stato molto apprezzato, specie da Abdullah!
Ancora una visita prima di cena di Tamara e Nadia per consegnare altre istruzioni e procedure in merito al progetto di accoglienza. Gliene parliamo un passo alla volta per camminare insieme, loro e noi.
Rimaniamo in attesa della chiamata della Questura.
GRAZIE a tutti!
Day 7
La prima notizia è che gli Al Bacher hanno trascorso la prima settimana in mezzo a noi: una cosa buona, no?
La seconda notizia è che la Questura ci ha dato appuntamento per lunedì alle 9: una cosa molto buona! Adesso siamo nella fase di preparazione della documentazione. Quando i nostri amici sono atterrati a Fiumicino, la Polizia di Frontiera - dopo aver esaminato la loro pratica - ha rilasciato un permesso di soggiorno temporaneo per presentare la domanda di protezione internazionale (asilo politico) che prescrive di recarsi n Questura entro 10 giorni dall’arrivo.
In queste ore, i nostri amici devono scrivere in arabo le ragioni che giustificano l’accoglienza della loro domanda: ognuno di questi passaggi è un’esperienza emotivamente forte. Prima che la loro richiesta di arrivare in Italia fosse accolta, gli Al Bacher dovettero subire due rifiuti.
Ricevere il permesso di accedere al corridoio umanitario (e poter lasciare un campo profughi) significa ricevere il permesso di avere un futuro, di vivere, di esistere. Che cosa avranno provato questi genitori quando subirono il rifiuto la prima volta? E poi la seconda? Oggi non ci sono morivi di temere per l’accoglienza della loro domanda, ma si tratta comunque di un nuovo esame. E più avanti dovranno comparire davanti alla commissione deputata a decidere definitivamente sul loro futuro. Un altro esame…Qualcosa mi dice che il loro stomaco sia in fibrillazione. Non posso minimamente immaginare che cosa significhi dover dare ragione di vivere in un paese libero in cui crescere i propri figli. Abdullah spesso ripete che Carmen è stata concepita ed è nata per essere italiana, lei che - essendo venuta al mondo in un campo profughi - è apolide, senza cittadinanza: ne ho preso atto stamattina, quando compilavo la sua scheda per la dichiarazione di accoglienza. Nella casella «cittadinanza» rimarranno i puntini in sospeso (…………) fino al compimento della preghiera di Abdullah.
Nel frattempo, altre caselle e altri puntini vengono riempiti: Annamaria - incontrando i dirigenti scolastici - ha presentato il caso dei bambini siriani alla dirigente del Comprensivo 2 presso il quale Ahmed, Amal e Hala cominceranno la frequenza a settembre. Davvero un’altra buona notizia.
Grazie a tutti!
Day 8
Nel quartiere, sono ormai molte le persone che incontrano e salutano con cordialità la famiglia Al Bacher.
Di loro, però, non si parla soltanto a Nichelino…
Quanti di noi rimangono perplessi quando sullo schermo del telefono compare la scritta «SCONOSCIUTO»?
Quante volte, temendo qualche spiacevole incontro, si decide di non rispondere? Meno male che non ha ceduto a questa tentazione il nostro Massimo Ungarelli. Giovedì sera, dall’altra parte del ricevitore, c’era Papa Francesco! Dopo essere stato nuovamente citato dal Pontefice nella trasmissione «A Sua Immagine» con il titolo di «pittore piemontese», l’altro giorno Papa Francesco ha ringraziato Massimo per la sua opera che permette di riflettere sulla condizione dei migranti.
Ricorderete come Papa Francesco rimase impressionato dalla rappresentazione della Fuga in Egitto realizzata da Massimo. Durante l’incontro dei Vescovi del Mediterraneo del 2020, Papa Francesco disse: “Un artista mi ha inviato un quadretto sulla fuga in Egitto e c'era un San Giuseppe, non così tranquillo come siamo abituati a vederlo nelle immaginette, ma un San Giuseppe con l'atteggiamento di un rifugiato siriano, col bambino sulle spalle: fa vedere il dolore, senza addolcire il dramma di Gesù Bambino quando dovette fuggire in Egitto. È quello che sta succedendo oggi. Il Mediterraneo ha una vocazione peculiare in tal senso: è il mare del meticciato, culturalmente sempre aperto all'incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione. Le purezze delle razze non hanno futuro”.
Massimo ha parlato a Francesco anche della famiglia El Bacher e del progetto dei corridoi umanitari. Anche il Papa si ricorda di noi!
Day 11
L’aggiornamento arriva dopo 3 giorni dall’ultimo messaggio. Non perché siano accadute poche cose…ma davvero molte. E le giornate sono volate.
Il passaggio più importante è stato quello di lunedì: il nostro viaggio in Metro verso la Questura. Eravamo attesi per le 9, ma non sapendo quante persone avremmo trovato in fila, alle 8.10 eravamo già seduti sul marciapiede di fronte all’ingresso. L’attesa è stata scandita dai giochi dei bambini e dai racconti di Hannan e Abdullah. Ogni volta che si comincia a parlare…è una sorpresa! Ascoltarli produce la sensazione dell’ assalto alla diligenza. Ogni parola provoca, spiazza, “taglia la strada”.
Ogni tanto, Monica e io ci guardavamo…occhi spalancati e una domanda:«Ho capito bene?». Dietro quell’interrogativo è sintetizzata sia la nostra incertezza con la lingua inglese, sia lo spaesamento per il contenuto dei racconti. Sì, il tempo che la famiglia ha vissuto in Grecia ha degli elementi sconcertanti nel bene e nel male. Oggi però sottolineo soltanto il bene che straripa dal male:
la salvezza di questa famiglia passa attraverso la cura di Carmen, una donna romena che vive in Belgio!
Fin dal primo giorno in Italia, Hannan mi aveva parlato di questa amica speciale, così speciale da decidere di dare alla sua ultima figlia lo stesso nome. Soltanto ieri, però, abbiamo capito che Carmen è entrata a far parte della vita dei nostri amici siriani grazie a Instagram. Proprio così! Dopo l’incendio scoppiato presso il campo di Moria, Carmen e altri attivisti (che si sono coagulati attraverso la rete) hanno preso a cuore la sorte dei profughi abbandonati in quell’inferno. Attraverso il social network hanno denunciato gli orrori del campo e hanno costruito alcuni rapporti personali. Tra Carmen e Hannan è nato un dialogo quotidiano. Quando è stato chiuso il campo di Moria, per evitare che finissero nel campo profughi presso la periferia di Atene, Carmen ha aiutato la famiglia Al Bacher a trovare un rifugio in città, prima in un ostello e poi in un piccolo appartamento, pagando tutto di tasca sua. La stessa Carmen ha sostenuto moralmente Hannan nel percorso dei corridoi umanitari con Sant’Egidio, è andata a trovare personalmente la famiglia in Grecia e ha consigliato di fare domanda d’asilo per l’Italia invece che per la Germania, dicendo che - per la configurazione della loro famiglia - l’Italia sarebbe stato il posto migliore.
Durante il racconto Hannan, per esprimere lo stupore di un atto d’amore totalmente gratuito, dice:«Hai capito? Siamo stati aiutati da una persona conosciuta su Instagram, non siriana, non mussulmana…! Carmen ha fatto tutto questo per noi!».
Probabilmente a fine giugno, Carmen verrà a trovarli a Nichelino.
In Questura siamo stati accolti per primi: eravamo gli unici con i bambini piccoli. Il clima è stato positivo. Non abbiamo ricevuto ancora i documenti. Dovremo tornare venerdì mattina, senza i bambini.
Grazie a tutti!
…e a Sant’Egidio, e a Carmen!
Day 14
Giovedì pomeriggio - approfittando della giornata libera per la Festa della Repubblica - con Isa e Paolo abbiamo accompagnato la famiglia Al Bacher per la prima volta nel centro di Torino: Piazza San Carlo, Piazza Castello, Via Po, La Mole, la vista del Po ai Murazzi e poi il Borgo Medievale al Valentino.
Alla vista di alcuni monumenti Abdullah ha più volte esclamato «Sembra Damasco!» e accompagnava il commento facendoci vedere immagini e video della città antica di Damasco sul telefono. È strano e commovente vedere lo sguardo e l’eccitazione di un uomo che ritrova echi di casa sua nella sua nuova casa e osservare i figli che vedono attraverso gli occhi del padre la casa che non hanno mai visto. Viceversa i bambini, vedendo i militari (disposti per l’alza bandiera delle 18 davanti a Palazzo Reale), sono sembrati intimoriti e hanno chiesto se fossero soldati turchi…
Durante il percorso, è uscito più volte il dolore per la dittatura in Siria e per il senso di abbandono che questo popolo ha percepito specie in rapporto alle altre nazioni arabe da cui speravano maggiore solidarietà. Questo è stato un commento che non avrei immaginato.
Per farsi capire meglio, Abdullah e Hanan ci hanno parlato del Papa, del suo impegno per la pace e soprattutto della sua visita al Campo di Moria. Sottolineavano come lui avesse insistito per entrare fisicamente nel campo profughi, rifiutando di accettare la proposta delle autorità greche di limitarsi a incontrare i profughi senza varcare la soglia del campo.
Questi racconti si susseguivano - senza soluzione di continuità - tra giochi, risate e foto…in una Torino allegra e affollata come non vedevamo da tempo.
Vi lascio il link all’articolo di Vatican News (del 21 aprile 2021) che ricordava la visita che il Papa fece nel 2016 (assieme al Patriarca Bartolomeo e all’Arcivescovo ortodosso di Atene). Si parla anche del ruolo fondamentale di Sant’Egidio per l’attivazione dei corridoi umanitari.
Grazie a tutti!