SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE
Durante il suo ministero pubblico, Gesù ha invitato la gente a convertirsi e a credere che Dio è misericordioso e che nessun peccato è più grande della sua misericordia.
Ha accolto i peccatori e ha partecipato a conviti festosi con loro, per riconciliarli con Dio. Compiendo miracoli, ha manifestato di possedere il potere divino di rimettere i peccati, come quando a Cafàrnao ha operato la guarigione fisica del paralitico dopo aver operato quella spirituale. Ha promesso ai suoi discepoli il potere di “legare e sciogliere”, cioè di escludere dalla vita liturgica comunitaria i credenti rei di gravi colpe e di riammetterli dopo un congruo periodo di penitenza; un potere di ordine sacramentale, il cui esercizio avrà una precisa corrispondenza presso Dio: «In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo» (Mt 18,18).
Dopo la sua morte e risurrezione, il Signore ha effettivamente trasmesso alla Chiesa il potere di rimettere i peccati nella potenza dello Spirito, come parte fondamentale della salvezza realizzata nel mistero pasquale: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi» (Gv 20,22-23). Per questo l’apostolo Paolo può dire che Dio «ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2Cor 5,18).
ELEMENTI COSTITUTIVI
Il sacramento che esprime e attua la conversione del cristiano viene designato con tre nomi, che derivano dai suoi elementi costitutivi: penitenza, confessione, riconciliazione.
Occorre anzitutto la penitenza o cambiamento del cuore. Il peccatore, mosso dallo Spirito Santo, riscopre il volto santo e misericordioso del Padre, esamina se stesso, prende coscienza dei propri peccati; ne prova dolore; li detesta; propone di non commetterli più; si impegna a cambiare radicalmente la propria vita, a riordinarla secondo il vangelo.
Fare l’esame di coscienza significa valutare la propria posizione davanti a Dio, alla luce della sua parola, e riconoscere i peccati commessi in pensieri, parole, opere e omissioni, gravi o leggeri, con piena responsabilità o per fragilità.
Il pentimento interiore si esprime esteriormente nella confessione e in un impegno concreto di penitenza. Mediante la confessione il penitente manifesta, con umiltà e sincerità, davanti al sacerdote tutti i peccati mortali di cui si ricorda e che non ha già confessato in altra occasione.
Al peccatore che manifesta il suo pentimento mediante la confessione dei peccati e l’accettazione di un impegno di penitenza, Dio concede il suo perdono attraverso l’assoluzione data dal sacerdote. Il Padre accoglie il figlio che torna a casa; Cristo prende sulle spalle la pecora perduta; lo Spirito santifica ancora il tempio della sua presenza.
Il perdono di Dio è molto più che un condono; è un gesto creativo del Padre in Cristo con effusione dello Spirito Santo, che «è la remissione di tutti i peccati». Un tale gesto Dio lo compie associandosi la Chiesa e il suo ministro, come appare dalla stessa formula liturgica dell’assoluzione: «Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
(dal Catechismo degli Adulti)
ESAME DI COSCIENZA pubblicato
sul libretto "Custodisci il cuore" di Papa Francesco
L'esame di coscienza, consiste nell’interrogarsi sul male commesso e il bene omesso: verso Dio, il prossimo e se stessi.
- Nei confronti di Dio
- Mi rivolgo a Dio solo nel bisogno?
- Partecipo alla Messa la domenica e le feste di precetto?
- Comincio e chiudo la giornata con la preghiera?
- Ho nominato invano Dio, la Vergine, i Santi?
- Mi sono vergognato di dimostrarmi cristiano?
- Cosa faccio per crescere spiritualmente? Come? Quando?
- Mi ribello davanti ai disegni di Dio?
- Pretendo che egli compia la mia volontà?
- Nei confronti del prossimo
- So perdonare, compatire, aiutare il prossimo?
- Ho calunniato, rubato, disprezzato i piccoli e gli indifesi?
- Sono invidioso, collerico, parziale?
- Ho cura dei poveri e dei malati?
- Mi vergogno della carne di mio fratello, della mia sorella?
- Sono onesto e giusto con tutti o alimento la “cultura dello scarto”?
- Ho istigato altri a fare il male?
- Osservo la morale coniugale e familiare insegnata dal Vangelo?
- Come vivo le responsabilità educative verso i figli?
- Onoro e rispetto i miei genitori?
- Ho rifiutato la vita appena concepita?
- Ho spento il dono della vita? Ho aiutato a farlo?
- Rispetto l’ambiente?
- Nei confronti di sé
- Sono un po’ mondano e un po’ credente?
- Esagero nel mangiare, bere, fumare, divertirmi?
- Mi preoccupo troppo della salute fisica, dei miei beni?
- Come uso il mio tempo?
- Sono pigro? Voglio essere servito?
- Amo e coltivo la purezza di cuore, di pensieri e di azioni?
- Medito vendette, nutro rancori? Sono mite, umile, costruttore di pace?