Don ALBERTO VERGNANO
Sono don Alberto Vergnano, prete dal 2016. Sono nato e cresciuto a Chieri, dove vive tuttora la mia famiglia (i miei genitori, mio fratello e le mie due sorelle con le loro famiglie). Rimane un legame particolare con la parrocchia del Duomo di Chieri, dove ho vissuto tante esperienze (penso ai gruppi, ai campi estivi, alle tante iniziative proposte ai giovani, ai legami con animatori, animatrici, preti, suore, adulti che ci hanno accompagnato nel cammino) e dove rimangono amicizie forti. Dopo gli studi ho lavorato alcuni anni come programmatore in un’azienda di informatica e telecomunicazioni, fino al 2009…
In quell’anno ho deciso di entrare in seminario, dopo un periodo di discernimento: per il simpatico gioco della vita, la persona che mi ha accolto in viale Thovez e accompagnato nei primi passi era un certo don Mario Aversano! Fa effetto, ma è molto bello pensare di succedergli come parroco!
Gli anni del seminario, con tutte le persone che si sono prese cura di me (tra tutti ricordo con affetto il compianto don Ennio Bossù), mi hanno aiuto a maturare la scelta di diventare prete.
Ho vissuto gli ultimi 8 anni (6 da prete e 2 da seminarista) nella parrocchia del Natale del Signore di Torino. È stata un’esperienza molto forte per me: lì ho iniziato e imparato a “fare” il prete e ho avuto modo di condividere tante esperienze, anzitutto con i preti con cui ho vissuto, e poi con tutta la comunità, in modo particolare con i giovani
Ora inizio questo nuovo incarico di parroco di Regina Mundi: c’è un “mix” di sentimenti che mi stanno accompagnando! Anzitutto l’entusiasmo di potermi mettere a servizio nella “nostra” comunità, dall’altra il grande desiderio di imparare dalle tante persone che vivono la parrocchia e anche da chi la frequenta di meno. Sento una profonda gratitudine per la comunità che sto iniziando a conoscere, per la sua storia ricca, ma sempre aperta al futuro, per il lavoro e lo stile dei parroci che mi hanno preceduto. C’è una grande stima per don Mario, che è stato molto attento nell’introdurmi nella comunità di Regina Mundi. E, di fondo, vivo una grande fiducia nel Signore che guida tutte le nostre vite e che accompagna il cammino della sua Chiesa.
Diacono EZIO CAMPA
Mi chiamo Ezio Campa e ho 58 anni. Sono sposato da 35 anni con Maria Grazia e siamo genitori di Ilaria e Lorella.
Abitiamo a Nichelino da una ventina d’anni e facciamo parte della comunità parrocchiale di Maria Regina Mundi. Sono stato ordinato diacono il 16 novembre 2008 e sono contento di questa grazia che è entrata, prorompente e immeritata, nella mia vita.
Non ho effetti speciali da raccontare, la mia è una storia semplice, come tante altre, ma c’è un filo conduttore in questa storia che è speciale più di ogni effetto speciale, che è scandalo e stoltezza come dice S.Paolo, che è elemento di rottura di fronte al quale ogni storia, anche la mia, diventa una meravigliosa storia d’amore, una grande storia. Anch’io posso dire come il salmista:
“Benedetto il Signore. Il suo amore per me ha fatto meraviglie”.
Il mio cammino di fede, iniziato in età giovanile, non è più terminato e forse non terminerà mai. Ho conosciuto tante persone buone che con la loro testimonianza mi hanno insegnato poco alla volta lo stile del servizio che il Signore stesso ci ha mostrato: “quello che ho fatto io, fatelo anche voi: lavatevi i piedi a vicenda”.
Questo servizio possiamo chiamarlo anche diaconìa ed è un dono di Dio perché solo attraverso l’amore fraterno arriviamo alla comunione con Dio e quindi alla pace interiore, alla nostra perfetta realizzazione come persone.
Il percorso di fede, con il passar del tempo, ha lasciato nella nostra famiglia un segno indelebile che costituisce l’unica vera ricchezza che possediamo.
E con questa e per questa stessa fede che abbiamo accolto la proposta del diaconato permanente che don Antonio Bortone, che allora era il parroco di Regina Mundi, mi fece una sera di 15 anni fa.
Interpretai quella proposta come un nuovo atto d’amore di Dio nei miei confronti, segno che ancora il Signore non si era stancato di me.
Mi rendevo conto che ero e che sono oggetto di un amore che previene sempre, Dio gioca d’anticipo, Lui ci ama per primo!
Penso che la vocazione sia proprio questo: una chiamata, un atto d’amore generoso di Dio, a cui segue una nostra risposta balbettante.
E la mia risposta fu affermativa…
A volte nei momenti di riflessione mi chiedo il perché di quanto è successo: Perché proprio io? Perché il ministero ordinato? Non basta essere dei bravi laici?
Di fronte a queste domande viene in soccorso una frase ripresa da Mons. Fiandino in un incontro con i diaconi qualche anno fa: “La domanda che deve porsi il cristiano, il diacono, il sacerdote, il vescovo, non è ‘perché lo faccio?’, ma ‘per chi lo faccio?’”. Se non lo faccio per la mia affermazione, ma lo faccio per il Signore perché sia riconosciuto, ringraziato, capito, incontrato, allora si costruisce la Chiesa e Lui mi ripagherà con il centuplo, e colmerà di pace il mio cuore.
Cosa vuol dire essere DIACONO?
La parola Diacono deriva dal greco “diaconìa” che significa ministero/ministro o servizio/servo.
Attraverso l’imposizione delle mani lo Spirito Santo discende su di lui, che diventa un Ministro Ordinato. Senza essere Sacerdote non è laico e senza essere laico non è sacerdote. Diciamo che il Diacono è una figura situabile al centro, tra il laico ed il Sacerdote ma non necessariamente intermedia e con una sua funzione specifica.
Egli, infatti, non è un sacerdote perché non presiede l’Eucaristia e non assolve i peccati. Più in generale, non si colloca all’interno della comunità cristiana nella stessa posizione del parroco. Inoltre, nella maggior parte dei casi il diacono è coniugato ed ha una sua professione. Egli non è “un semplice laico”: riceve infatti il sacramento dell’Ordine, che lo immette tra i membri del clero, ha una propria veste liturgica, sull’altare ha un posto suo, ha il compito di proclamare il Vangelo e può tenere l’omelia, ha l’obbligo di celebrare la liturgia delle ore a nome dell’intera Chiesa, può celebrare la liturgia del battesimo, benedire le nozze, accompagnare alla sepoltura i defunti. Egli è un Ministro di Cristo a tutti gli effetti.
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