Parrocchia
MARIA REGINA MUNDI
Nichelino (To)
interno chiesa

CON IL CUCCHIAIO IN MANO!

26 febbraio 2017

Omelia di don Mario del 26 febbraio 2017 - testo tratto dalla registrazione, non rivisto dall'autore

Letture: Is 49,14-15, Sal 61, 1Cor 4,1-5, Mt 6,24-34

Amici! Non preoccupatevi di quello che mangerete, berrete, delle cose che indosserete, del make-up, non preoccupatevi! Ma cercate solo il Regno di Dio e la sua giustizia. Non riponete in altro la vostra sicurezza.

“Solo in Dio riposa l’anima mia” così abbiamo cantato.

Se invece affidiamo la forza, la bellezza, la sicurezza della nostra vita sulle cose è come se ci svalutassimo. Più puntiamo sulla valuta, più ci svalutiamo. Inaridiamo la nostra esistenza, diventiamo ancora più poveri. Possedere molte cose, ti fa possedere dalle cose. E vieni logorato dall'ansia. Questo non vuol dire che Gesù non pensi che ogni essere umano abbia diritto ad avere dei punti di appoggio stabili: un tetto, una casa, del cibo, un vestito. Non è questa la proposta di Gesù. Piuttosto ci suggerisce di non lasciarci suggestionare dall’ipotesi che l’accumulo garantisca il nostro benessere, ma i legami: la relazione con Lui e tra di noi.
Vi faccio un esempio di come, a volte, questa cultura poco attenta al valore dei legami rischi di radicarsi nel nostro modo di ragionare.
Claudio e Sara, due amici, decidono di sposarsi! Evviva! Lei decide di parlarne sul posto di lavoro. Dice alle colleghe: “Mi sposo!”. Una collega le risponde, con grande enfasi: “Questo vuol dire che hanno rinnovato a te e Claudio il contratto, e quindi adesso siete a posto!” . E lei dice: “No, no, veramente no” . E la collega: “Ah, e perché vi sposate?” .
Com’è possibile che la collega non sia riuscita a rallegrarsi della notizia, ma abbia trovato più motivi di esultanza nell’ipotesi che sia Sara che Claudio avessero ottenuto un contratto a tempo indeterminato?
Possibile che si avverta che la vera gioia dipenda dalla sicurezza economica (cosa seria, intendiamoci!), piuttosto che dal legame di amore fra due persone che ci provano, che ci scommettono. Questo modo di pensare rischia veramente di tormentarci l’anima. Invece, in questa pagina di Vangelo, Gesù ci propone l’atteggiamento di chi parte, sereno con se stesso, consapevole della sua origine in Dio, delle risorse che Egli ci ha dato, disponibile a vivere il viaggio quotidiano della vita, affidato alla Provvidenza del Padre.
Credendo che nello spazio dell’OGGI la Provvidenza di Dio si manifesti.

Se dovessi dare un’immagine della Provvidenza di Dio, vi regalerei quella di un bambino africano di 8 – 9 anni conosciuto in Benin... con un cucchiaio in mano!.
Il Benin è un Paese africano che la maggior parte delle persone non conosce. Sapete perché nessuno lo conosce? Perché in Benin non c’è niente! Nessuno ne parla! Non c’è nessuna guerra perché sono tutti poveri e questo che fa sì che la povertà custodisca la loro pace. Pensate un po’… affidare il proprio cuore alla ricchezza, "servire Mammona" - come dice il Vangelo - espone alla divisione interiore e alla divisione tra le persone.
Il Benin: 40 popoli che hanno religioni diverse, lingue diverse, ma tutti vanno d’accordo, non esistono particolari conflitti razziali o sociali...perché sono poveri!
Facevamo questo viaggio, su un pulmino scalcagnato, su strade dissestate accompagnate da Janvier, un prete beninese che ha studiato nel nostro seminario di Torino. Dopo un lungo percorso in questa savana, ci fermiamo verso le due del pomeriggio, stufi di masticare solo polvere, per mangiare qualcosa. Sapete come siamo noi occidentali, "tutte persone per bene", tiriamo fuori l’amuchina, ci puliamo le mani, ci prepariamo a mangiare. L’amico Janvier aveva preparato il riso bollito, c’erano cosce ed ali di pollo, bibite, acqua. L’ospitalità africana è imbattibile! Eravamo 12 bianchi a cui il nostro amico voleva dare tutto il meglio! Siamo lì pronti a mangiare, quando in questo spazio, fino ad un attimo prima deserto, vediamo spuntare intorno a noi decine di bambini! Ed uno di loro... con il cucchiaio in mano! Allora noi guardiamo Janvier, gli diciamo di preparare un po’ per tutti, anche per i bambini. E Janvier vuole che prima assolutamente ci serviamo noi! Con grande imbarazzo abbiamo accettato di rispettare i suoi desideri… allora cominciamo a fare i piatti cercando di prendere porzioni piccole. Una volta mangiato tutti, avanza un sacco di cibo… beh, adesso possiamo dare da mangiare anche ai bambini. Cominciano a fare i piatti e questo cucchiaio è tornato utile! Quando noi occidentali abbiamo sentito che i nostri sensi di colpa si stavano un po’ sciogliendo… contenti di “aver fatto del bene”… stavamo facendo la raccolta differenziata distinguendo l’organico dalla plastica… sennonché uno di questi ragazzi si avvicina e quello che per noi era un sacchetto con gli scarti degli avanzi di cibo da buttare, degli ossi totalmente spolpati... invece per lui era cibo. E ci chiedeva di poterlo portare ai genitori poco distanti. In quel momento, di nuovo i sensi di colpa!
Una signora del gruppo ci dice, una volta risaliti sul pulmino, che in quel momento aveva pensato all’ultima volta che era andata dal veterinario ed aveva letto dei cartelli, affissi in tutti gli angoli dello studio, in cui c’era scritto “Non dare da mangiare gli ossi ai cani, perché fanno male!” ed aveva pensato… “I nostri cani non meritano di mangiare gli ossi, invece questi bambini si”.
Un incontro del genere destabilizzava i criteri del nostro modo di vivere, l'ordine delle nostre priorità. E ci offriva positivamente un'icona della Provvidenza.

Quel bambino con il cucchiaio in mano, è un’immagine bellissima di apertura alla Provvidenza.

Amici, tutte le mattine mettiamoci un "cucchiaio" in tasca, nella borsetta, nello zainetto, con la fiducia che se non viviamo troppo in angoscia i viaggi in queste 24 ore sono custoditi dalla bontà di Dio e dai legami reciproci.
Dovremmo provare a rimanere ancorati all'esperienza dell'OGGI, a non angosciarci per il domani.
Dice il Vangelo: “Non siamo in grado di aggiungere neanche un’ora alla nostra vita!”. Allora godiamo e lottiamo ogni giorno del tempo presente. Gioiamo adesso della celebrazione della messa che stiamo condividendo. Tutti i giorni diaciamo nel Padre Nostro: “Dacci oggi, il nostro pane quotidiano” e nell’Eucarestia abbiamo il grande dono di poter mangiare questo pane speciale in cui abita la grazia di Dio, che viene a noi come cibo, come Corpo di Cristo.

L'incontro con Cristo è Provvidenza anche nelle situazioni di maggiore fragilità.
Ascoltate...venerdì scorso, sono andato a trovare un anziano, amico della nostra parrocchia. È molto malato ed è costretto a letto tutto il giorno. Abbiamo chiacchierato, si è confessato e poi gli ho dato la Comunione. Dopo aver ricevuto la Comunione sapete cosa mi dice?

”Ecco, adesso sono dappertutto!”

Io gli ho chiesto di spiegarmi meglio…
“Con la Comunione sono dappertutto, ci sono tutti i miei amici, ci sono tutte le cose che ho visto nella mia vita, tutti i doni di Dio, sono in parrocchia, sono dappertutto!”

Davvero, oggi, quando ci avvicineremo alla Comunione, il Signore ci metta questo gusto: che essere in comunione con Lui è avere tutto!
Essere dappertutto.