Parrocchia
MARIA REGINA MUNDI
Nichelino (To)
interno chiesa

GIOCO DI SQUADRA

5 febbraio 2017

Stralcio dell'omelia di don Mario del 5 febbraio 2017

“VOI siete il sale della terra… […] VOI siete la luce del mondo…” (Mt 5,13-16)

[…] Qual è l’annuncio potentissimo che c’è in questa pagina del Vangelo?
È quel VOI...
Gesù ci rivolge queste parole, sentendo che funzionano nella misura in cui gustiamo la possibilità di creare dei rapporti famigliari, fraterni, verifichiamo che è l’interdipendenza reciproca, la capacità di fare patrimonio dei nostri talenti, di venirci incontro nelle nostre mancanze che determina la vera serenità umana. Un vero senso di custodia reciproca, una vera capacità di essere una città che splende sul monte e che si erge sopra le nebbie del sospetto.

Don Tonino Bello diceva: “Per andare al cielo, non si devono salire scale, ma costruire ponti”.

Siamo chiamati a costruire ponti che ci collegano, che ci mettano in comunicazione, che ci permettano non di parlare “degli” altri, ma “CON” gli altri. Non di essere coloro che diffondono la critica, ma coloro che spandono benedizione per fare squadra… per entrare nello spirito dello "spogliatoio".

Ecco una lettera con cui Mauro Berruto, che fino a poco tempo fa è stato l’allenatore della squadra italiana di volley, si rivolge ai genitori che hanno mandato i loro figli a giocare a pallavolo.

Cari genitori, Mi rivolgo a voi in quanto esseri adulti, razionali e con la testa ben piantata sulle spalle. Preferisco essere proprio io a dirvelo, con cognizione di causa e prima che lo scopriate sulla vostra pelle: la pallavolo è lo sport più pericoloso che esista.
Vi hanno ingannato per anni con la storia della rete, della mancanza di contatto fisico, del fair play. Ci siamo cascati tutti, io per primo, il rischio è molto più profondo subdolo. Prima di tutto questa cosa del passaggio… in un mondo dove il campione è colui che risolve le partite da solo, la pallavolo, cosa si inventa? Se uno ferma la palla o cerca di controllarla toccandola due volte consecutivamente, l’arbitro fischia il fallo e gli avversari fanno il punto. Diabolico ed antistorico: il passaggio come gesto obbligatorio per regolamento in un mondo che insegna a tenersi strette le proprie cose, i propri privilegi, i propri sogni, i propri obiettivi. Poi quella antipatica necessità di muoversi in tanti in uno spazio molto piccolo. Anzi lo spazio più piccolo di tutti gli sport di squadra! 81 metri quadrati appena… accidenti, ci mettiamo tanto ad insegnare ai nostri figli di girare al largo da certa gentaglia, a cibarsi di individualismo (perché è risaputo che chi fa da sé fa per tre), a tenersi distanti da quelli un po’ troppo diversi e poi li vediamo tutti ammassati in pochi metri quadrati, a dover muoversi in maniera dannatamente sincronica, rispettando ruoli precisi, addirittura (orrore) scambiandosi ‘cinque’ in continuazione.
Non c’è nessuno che può schiacciare se non c’è un altro che alza, nessuno che può alzare se non c’è un altro che ha ricevuto la battuta avversaria. Una fastidiosa interdipendenza che tanto è fondamentale per lo sviluppo del gioco che rappresenta una perfetta antitesi del concetto con cui noi siamo cresciuti e che si fondava sulla legge: ‘la palla è mia e qui non gioca più nessuno’. Infine ci si mette anche il punteggio e il suo continuo riazzeramento alla fine di ogni set. Ovvero, pensateci: hai fatto tutto benissimo e hai vinto il primo set? Devi ricominciare da capo nel secondo. Devi ritrovare energia, motivazioni, qualità tecniche e morali. Quello che hai fatto prima (anche se era perfetto) non basta più, devi rimetterlo in gioco. Viceversa, hai perso il set precedente? Hai una nuova oggettiva opportunità di ricominciare da capo. Assolutamente inaccettabile per noi adulti che lottiamo per tutta la vita per costruire la nostra zona di comfort dalla quale, una volta che ci caschiamo dentro, guai al mondo di pensare di uscire. Insomma questa pallavolo dove la squadra conta cento volte più del singolo, dove i propri sogni individuali non possono che essere realizzati attraverso la squadra, dove sei chiamato a rimettere in gioco sempre ed inevitabilmente quello che hai fatto, diciamocelo chiaramente, è uno sport da sovversivi! Potrebbe far crescere migliaia di ragazzi e ragazze che credono nella forza e nella bellezza della squadra, del collettivo e della comunità. Non vorrete correre questo rischio, vero? Anche perché, vi avviso, se deciderete di farlo… non tornerete più indietro.

Mauro Berruto

Commissario tecnico della nazionale maschile di pallavolo
9/1/2014